martedì 27 maggio 2008

Pillole sui ROM



- Avete presente la storia della ROM di Ponticelli che avrebbe tentato di rapire un bambino? Da quella storia nacque un casino… Poi hanno scoperto che non era una Rom e che non era vero che stava rapendo il bambino. A questo al TG1 hanno dimenticato di dirlo…

- Ricordate il caso di Giovanna Reggiani? La signora romana violentata e uccisa da un ROM? Il realtà il presunto omicida, Romulus Mailat, non è un ROM, ma un rumeno di etnia Bunjas, che non ha nulla a che vedere con i popoli 'zingari'. Ma al TG1 hanno dimenticato di dire anche questo…

- Su 150 mila 'zingari' presenti nel nostro Paese, 90 mila sono bambini. La speranza di vita media dei Rom, qui da noi, è di soli 35 anni, contro gli 80 degli altri cittadini. La mortalità dei bimbi Rom è 15 volte superiore a quella degli altri bambini. Possibile che tutti i problemi di sicurezza di 60 milioni di italiani derivino da 60 mila Rom? In pratica ogni Rom metterebbe in pericolo la vita di 1000 italiani… e chi è Lex Lutor?

- Oltre il 70% dei Rom che vivono in Italia sono italiani. Molte famiglie Rom vivono in Italia da quattro secoli. Quando dicono che dobbiamo farli tornare nel loro paese a quale paese si riferiscono?

- Gli zingari? Se nella storia tutti ce l’hanno sempre avuta con loro avranno pur fatto qualcosa. No, scemo, quelli sono gli ebrei.

- L’Italia ha dichiarato guerra al popolo Rom. L’unico popolo che non ha mai fatto una guerra. Sono stati anche sterminati dai nazisti. Con un Ministro della Difesa come La Russa forse però è stato meglio dichiarare guerra ad un popolo pacifico e disarmato. (Maurizio Crozza)

1 commento:

Anonimo ha detto...

SORPRESA: IL NAZISKIN DEL PIGNETO E' TUTTO "DE SINISTRA" E GLI PIACE IL "CHE".

E ora, cari Soloni (o qualche altro termine che fa rima)?

Certo che voi "sinistri" (o sinistrati mentali) state completando l'album delle figure di merda.
Lo sfascio elettorale non vi è bastato.
Ma siete proprio masochisti?

Da una settimana ci stanno inondando di titoli, reprimende, allerta democratici, diffide, peane: il governo Berlusconi sta scatenando la canea contro gli immigrati, il raid xenofobo e nazista del Pigneto, la distruzione del bar di un extracomunitario, ne è la prova.
Balle, Balle. Balle
Oggi si è presnetato in questura a Roma uno degli autori del ''raid'' si chiama Dario Chianelli è un sacco, ma proprio un sacco di sinistra e così ha dichiarato a Repubblica (leggetevi l'intervista integrale sul sito, perché è utilissima per capire Roma e per capire quanto giornali e sinsitra non capiscano Roma):
''Eccome qua, io sarei il nazista che stanno a cercà da tutti i pizzi. Guarda qua. Guarda quanto sò nazista...''. L'avambraccio è un unico, grande tatuaggio di Ernesto Che Guevara.

''Hai capito? Nazista a me? Io sono nato il primo maggio, il giorno della festa dei lavoratori e al nonno di mia moglie, nel ventennio, i fascisti fecero chiudere la panetteria al Pigneto perché non aveva preso la tessera''. ''.
Indica la foto sulla prima pagina dell'edizione di Repubblica del 27 maggio. Quella scattata durante il raid con il telefono cellulare da uno dei testimoni dell'aggressione. ''Ecco. Io sono questo qua. Questo cerchiato con il marsupio e la maglietta rossa, che si vede di spalle. La maglietta è una Lacoste. Adesso ti racconto davvero come è andata. Ti racconto la verità prima che mi si bevono. Perché la verità, come diceva il Che, è rivoluzionaria. La politica non c'entra un c***o . Destra e sinistra si devono rassegnare. Devono fare pace con il cervello loro. Non c'entrano un c***o le razze. Non c'entra - com'è che se dice? - la xenofobia. C'entra il rispetto. Io sono un figlio del Pigneto. Tutti sanno chi sono e perché ho fatto quello che ho fatto. Tutti. E per questo si sono stati tutti zitti con le guardie che mi stanno cercando. Perché mi vogliono bene. Perché mi rispettano. Perché hanno capito. Io ho sbagliato. E non devo e non voglio essere un esempio per nessuno. Ma per una volta in vita mia, ho sbagliato a fin di bene. E allora è giusto che il Pigneto veda scritta la verità. Se lo merita. E quella la posso raccontare solo io''.

Giovedì 22 maggio. Quarantotto ore prima del raid. ''A metà mattina, a una donna di cui non faccio il nome e a cui voglio bene come a me stesso, rubano il portafoglio in via Macerata. Non faceva che piangere. Un amico mio - un immigrato, pensa un po' - mi dice che se lo voglio ritrovare devo andare nel negozio di quell'infame bugiardo dell'indiano. In via Macerata. Perché il ladro sta lì. E' un marocchino, un tunisino, mi dice l'amico mio. Venerdì, verso mezzoggiorno, ci vado. Trovo questa merda di marocchino, o da dove c***o viene, questo Mustafà, seduto davanti al negozio con una birra in mano. Una faccia brutta, cattiva, con una cicatrice. Mi fa cenno di entrare e nel negozio mi trovo lui, l'indiano bugiardo e un vecchio, un italiano. Il marocchino mi dice: ''Tu passare oggi pomeriggio e trovare portafoglio''. Io dico va bene e, te lo giuro, non mi incazzo, né strillo. Dico solo: ''Dei soldi non me frega niente. Ma dei documenti sì''. Ripasso il pomeriggio e quello mi dice: ''Scusa. Non fatto in tempo. Torna domani''. Io ripasso sabato mattina e quel Mustafà là, ridendo, sempre con quella c***o di birra in mano, mi fa segno che i documenti l'ha buttati dentro una buca delle lettere. Allora non ci ho visto più. Mi è partita la brocca. Ho cominciato a strillare, dentro e fuori del negozio. In mezzo alla strada. E ho detto: ''Se vedemo alle cinque. E se non salta fuori il portafoglio sfascio tutto''''.

Alle 17 di sabato, dunque, arriva ''Ernesto''. Ma non da solo. ''Eh no. Fermati. Fermati qui. Io arrivo da solo. Perché io voglio andare a gonfiare il marocchino da solo. Io quando devo fare a cazzotti non mi porto dietro nessuno. Il problema è che quando arrivo all'angolo con via Macerata non ti trovo una quindicina di ragazzi del quartiere? Tutti incazzati e bardati. Te l'ho detto. Mi vogliono bene. Avevano saputo della tarantella ed erano due giorni che sentivano questa storia di questo portafoglio. Evidentemente volevano starci pure loro e si sono presentati. Non l'ho mica chiamati o invitati''.
''Io davvero non riesco a capire come si sono inventati la storia della svastica. Ma quale svastica? Io questi pischelli non li conosco personalmente, ma mi dicono che sono tutto tranne che fascisti. E, comunque svastiche non ce n'erano. Quei pischelli, per quanto ne so, si fanno il culo dalla mattina alla sera. E hanno solo un problema. Si sono rotti il c***o di vedere la madre, la sorella o la nonna piangere la sera, perché qualche vigliacco gli ha sputato o gli ha fischiato dietro il culo. Te lo ripeto, io non l'ho chiamati. Io ce li ho trovati. E poi, scusa tanto sa, ma hai mai visto tu un raid nazista senza una scritta su un muro? Qualcuno si è chiesto perché, se era un raid, nessuno ha toccato per esempio i sette senegalesi che vendevano i cd taroccati in via Macerata? Lo vuoi sapere perché? Perché i senegalesi non avevano fatto niente. Perché sono amici. Perché portano rispetto e quando stava per cominciare il casino al negozio dell'indiano, gli ho detto di mettersi da una parte''.

Avevo capito che il veleno mio era il veleno di tutti. Sai perché penso che i pischelli sono andati dai bengalesi in via Ascoli Piceno? Perché quell'alimentari là, quello dove è andato a chiedere scusa Alemanno, due anni fa l'avevano chiuso per spaccio. Perché sotto il sacco dei ceci che dice di vendere, il bengalese ci teneva la droga. So che è andato assolto perché ha detto che la roba la nascondeva un marocchino. Sta di fatto che lì davanti è sempre un circo. Stanno sempre aperti. Anche alle cinque de mattina. Mi spieghi che c***o si vendono?''.
Dunque, tutto spirito pasoliniano, puro.
Robba de sinistra, dunque, cresciuta e radicata nella Roma coccolata da Rutelli e Veltroni.
E allora?

''succede?''. ''Succede che te gonfio'', ho detto. E si sono spostati. Ho litigato con degli algerini sotto casa, che mi stavano fregando il motorino. Ne ho appicciati al muro un paio e da allora sai come mi chiamano? ''Grande mujaheddin. Grande talibano''. Beh, l'altra sera m'hanno riportato le chiavi della macchina che mi ero dimenticato sul cofano. Hai capito, sì? Io non ce l'ho con nessuno. Io voglio bene ai neri e ai bianchi che rispettano gli altri. Che rispettano il Pigneto, che insieme alla mia famiglia è l'unica cosa che ho. Io sono cresciuto al bar Necci, hai presente? Sai, no? Quello del film di Pasolini ''Accattone''. Vai a chiedere di me lì. Vedi che ti dicono. Vai a chiede di me allo stagnaro di via Ascoli, o al bar di fronte. Vedi che dicono. Io ci sono poche persone che non rispetto. I bugiardi, i laidi, gli ipocriti, le pecore.''.

Carlo Panella http://www.carlopanella.it/web/dett-edi.asp?ID=515

Inviato da Istituto Culturale della Comunità Islamica Italiana
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